FILIPPO E LA GUIDA DELLO SPIRITO

FILIPPO E LA GUIDA DELLO SPIRITO

 

Atti 1:8 dà la descrizione anticipata dello sviluppo dell’Evangelo: In Gerusalemme, In Samaria, per tutta la terra. E' un co­mandamento e una profezia contemporaneamenteLo Spinto Santo è il trascinatore che fornisce la potenza necessaria, e la guida per compiere l'opera del Signore.

Vediamo dove si esplica e come si manifesta la potenza dello Spirito: nell’assemblea, in pubblico nel mondo, in privato, in famiglia. Non solo, ma l’attività di un servitore dei Signore, e in questo caso Filippo, si distingue in quattro fasi: la prepa­razione, la predicazionela conversazione privata, l’esempio. Vediamo dunque queste quattro fasi.

In assemblea – la preparazione.

Atti 6:1-6 - I diaconi, di cui Filippo faceva parte, dovevano dare buona testimonianza, dovevano essere ripieni di Spirito Santoe dovevano essere pieni di sapienza. Penso che l’esercizio pratico di queste qualità sia stato un buon tirocinio per Filippo. Notiamo ancora come le tre caratteristiche siano strettamente collegate tra di loro: la buona testimonianza si può dare se si ha la pienezza dello Spinto, ossia se non lo si soffoca. L'applicazione pratica dl queste cose nella vita è saggezza. E circa quest'ultima qualità notiamo che negli Atti non si parlerà più di problemi materiali, quindi possiamo pensare, senza tema di sbagliareche veramente il Signore abbia trasmesso la sua saggezza a questi uomini. E questo è molto importante per il mantenimento della pace in una assemblea.

Notiamo ancora che le tre qualità: buona testimonianza, pienezza dello Spirito, pienezza di sapienza, hanno molta affini­tà e corrispondenza con: amore, esercizio dei doni e compiere ogni cosa per l’utile comune. Quando infatti si esercita l'amore in modo concreto, cioè non solo a parole, viene data una buona testimonianza "Da questo conosceranno che siete miei figli: che vi amate gli unì gli altri.  E quando si lascia lavorare lo Spirito Santo che è in noi senza impedimenti, allora si esercitano i doni che lo stesso Spirito ci ha dato. In tale caso la nostra attività sarà in benedizione per gli altri, ossia per l'utile comune. E questo significa avere saggezza, e significa anche che dobbiamo richiederla in preghiera al Signore.

Tutto questo ci insegna il diaconato di Filippo nella sua chiesa di Gerusalemme. Ma ci dice anche che la sua attività fu una preparazione guidata dallo Spirito per tutta l'opera che svolse in seguito.

L'attività pubblica di Filippo e la predicazione.

Filippo certamente si era fallo apprezzare nella sua chiesa; ma un giorno parte e va in Samaria per predicare la Parola della Verità (Atti 8:4-8,12).  Filippo era divenuto un missionario vero e proprio, ma prima aveva dimostrato le sue qualità nella chiesa di appartenenza. Quindi non va in Samaria ... allo sbaraglio, ma parte con l’appoggio di tutta la sua comunità. Filippo predica al Samaritani, cioè un  popolo disprezzato dai Giudei. Ma il diacono non fa discriminazioni, come il Signo­re non le ha mai fatte con noi. Oggi facciamo anche noi delle discriminazioni quando ci accingiamo ad evangelizzare? Gesù aveva già parlato ai samaritani, ed aveva detto delle cose importanti; ricordiamo il discorso dl Gesù alla donna ac­canto al pozzo di Giacobbe. Filippo forse ne sta raccogliendo i frutti.

La Parola non riporta le argomentazioni di Filippo in Samaria, ma ce ne fornisce solo la parte essenziale: il titolo. Non avvenne come era successo per Pietro e come sarebbe successo per Stefano e per Paolo, cioè la descrizione dei loro discorsi. No, per Filippo la Bibbia dice solo il tema: Cristo. Questo dimostra anche l’umiltà di Filippo, che, probabilmente, non era un grande oratore;  ma ci indica soprattutto, e questo è un grande insegnamento per noi, la proprietà e la centrali­tà del messaggio. Era un argomento preciso, che andava diritto allo scopo.  Comprendiamo che Filippo era guidato veramente dallo Spirito Santo.

E quale fu il risultato dell’opera di Filippo? (Atti 8:8) "Una grande allegrezza". Filippo quindi era apportatore di allegrezza. Anche noi possiamo portare allegrezza e gioia quando annunziamo la Buona Novella, o buona notizia. In questo mondo pieno dl notizie cattive, ecco la possibilità di buone nuove. Le buone notizie recano gioia, e il messaggio di Cristo agli uomini per la loro salvezza, se viene accettato, porta sempre una grande gioia.

La conversazione privata.

Atti 8:26-39- Anche in questo episodio lo Spirito Santo riveste un ruolo essenziale. Lo Spirito ordina a Filippo di andare a Gaza, in un deserto a circa 150 chilometri di distanza dalla Samaria, cioè in una regione completamente diversa.

L'obbedienza pronta di Filippo alla voce del Signore ci indica la sua umiltà; anche il credente è chiamato a volte da Dio a lavorare lontano dagli occhi degli uomini. In questo caso: in un deserto !

Ma c'era un'anima da salvare, e questa era la cosa importante per il  Signore. Noi a volte ci lamentiamo che nelle nostre riunioni siamo in pochi, ma quale sacrificio compiamo per cercare qualcuno bisognoso della Verità, e quindi riempi­re le nostre chiese?

Gaza, una via deserta;  cosa si può fare in una via deserta? Pietro nel giorno della Pentecoste aveva predicato o tante persone .... C'erano altre vie per andare a Gaza, ma a Filippo fu ordinato di prendere quella deserta. "E Filippo, le­vatosi, andò". Intraprese questo lungo spostamento a piedi attraversando da nord a sud quasi tutta la Palestina.

Sulla via deserta di Gaza c'era un personaggio straniero, senza dubbio un pagano, di razza nera. Era un eunuco, quindi inviso dai Giudei, i quali davano molta importanza alle differenze somatiche e razziali. In questo caso però si trattava di una persona influente, perché era un ministro, un funzionario della regione di Candace, cioè forse l’odierna Etiopia.

Era andato a Gerusalemme per adorare, e questo per la verità ci sorprende un po';  tuttavia, nonostante tutte le sue più buone intenzioni, l’etiope era in errore. Ricordiamo le parole dette da Gesù alla donna samaritana: "I veri adoratori adoreranno Dio in spirito e verità". Non c'era quindi bisogno di fare tanti chilometri, e addirittura cambiare continente (dall'Africa all'Asia), per andare in un luogo particolare per adorare il Signore. Ma Dio aveva così disposto anche per lui.

Il ministro dl Candace però andava via da Gerusalemme completamente insoddisfatto. Aveva dimostrato un notevole sentimento religioso,  ma questo non gli bastava.

Aveva però fatto in Giudea un acquisto importante: aveva comprato il rotolo del libro del profeta Isaia. Forse gli era co- stato una cifra enorme, ma questo non gli importava. E lo leggeva durante il viaggio, mentre era seduto sul suo carro1 che procedeva lentamente sulla via del ritorno. Leggeva ad alta voce, ma non comprendeva ciò che era scritto: era insoddisfatto. Sapeva di avere tra le mani un oggetto di valore, ma era infelice.

Questo carro che procede lentamente sotto il sole per una strada deserta, sembra proprio il simbolo dell'insoddisfazione umanae dell’inutilità degli sforzi dell’uomo per elevare la sua mente e il suo cuore verso valori  più alti di quelli comuni.

C'era il deserto quindi anche nel cuore dell'etiope; anch'egli aveva scelto la via deserta di Gaza per il ritorno, forse per avere una maggiore tranquillità, ma il Signore aveva in serbo per lui delle rivelazioni straordinarie. Dio aveva preparato Filippo per l’incontro con l’etiope. E Filippo, si trovava in quel momento poco distante dal carro dei ministro, leggermente più indietro. Il  Signore aveva un piano meraviglioso per la salvezza di questo personaggio di colore.

Così lo Spirito comandò a Filippo di correre e di raggiungere il carro, e il diacono, come sempre, ubbidì.

Questa piccola corsa è un esempio per noi; corriamo ad annunziare la Parola, oppure vogliamo farlo stando comodi? C'è uno sforzo da fare quando dobbiamo ubbidire al comandamento “Voi mi sarete testimoni..."

E Filippo corse per raggiungere quel carro :  figura dei credenti che devono "correre" per raggiungere altri uomini nel mondo.

Quando Filippo fu accanto ai carro, udì l’etiope che leggeva il libro di Isaia. Ma era talmente incomprensibile per lui quel testo, che lo leggeva ad alta voce, forse per riuscire a capire un po’ di più quelle frasi per lui oscure. Filippo allora gli chiese: "Comprendi ciò che leggi?”  Ma dalla risposta dei ministro di Candace si comprende la sete di conoscenza dei suo cuore insoddisfatto: "Come posso capire se non c'è nessuno che mi spiega7'

Oggi forse nel mondo c'è qualcuno che ci cerca, ci attende per avere spiegazioni. E' amara la frase dell'etiope; non è vero che c'è sempre contrasto o persecuzione: c'è ancora chi ci attende e ci invita a salire sul suo carro accanto a lui per avere delle spiegazioni. Come fece l’etiope quando invitò Filippo accanto a lui.

E in questo episodio continua il piano meraviglioso di Dio.

Un'altra "coincidenza",  ma preparata da Dio;  l’etiope leggeva il passo di Isaia 53:7-8, il brano profetico più significativo sul sacrificio di Cristo. E il ministro chiedeva "Chi è mai costui?”.  Era andato sino a Gerusalemme per adorare, ma chi?  Anche quelli che ci circondano a volte lo fanno, ma non lo sanno...

Ed ecco il messaggio di Filipporispondendo alla domanda, gli presentò Gesù, un solo tema, un solo argomento. Non pronunciò discorsi filosofici, ma semplicemente gli annunciò Gesù.

Il Signore apre ancora un’altra via e prepara un'altra coincidenza: l’acqua battesimale. Come poteva esistere dell'acqua in un luogo desertico? Ma in questo caso ... c'era, e l’etiope può rendere la sua testimonianza di fede col battesimo. Il carro si fermò e l’etiope e Filippo scesero in acqua. Notiamo la fede e l'abbassamento dei ministro di Candace, di fronte al suoi servitori.  Ma ora egli era ricco in tutti i sensi e poteva trasmettere agli altri questa sua ricchezza "con gioia". Po­teva continuare il suo viaggio tutto allegro, perché finalmente aveva compreso

Anche la nostra vita continua come il viaggio di quel carro,  ma il nostro cuore dopo l’incontro con Cristo, cambia.

E Filippo? Era stato condotto dallo Spirito per avere quella conversazione sulla via deserta dl Gaza, ed ora, a missione compiuta, viene rapito dallo Spirito per servire il Signore altrove. C'è molto da imparare da questo figlio di Dio.

L'esempio in famiglia.

Atti 21:8-9 - Il modo di agire di Filippo aveva certamente portato dei buoni frutti e delle buone conseguenze, In primo luo­go nella sua casa. Ecco le caratteristiche della sua famiglia a Cesarea: l’ospitalità e la completa dedicazione al Signore. Infatti Filippo accoglie Paolo e i suoi compagni di viaggio per molti giorni. E’ dimostrato nuovamente l’amore in modo pra­tico, e non si tratta di parole, ma di fatti concreti. La Scrittura parla spesso dell'argomento dell'ospitalità e i riferimenti a questo dovere cristiano sono molto numerosi. Citiamone alcuni:

- Raccomandazione per praticare l’ospitalità - Romani 12:13.

- L'ospitalità, caratteristica dei credenti - I Timoteo 3:2 e 5:1 0.

- Promesse di benedizioni per chi ospita - Ebrei 13:2.

- Ricompensa anche per chi offre solo un bicchiere d'acqua - Matteo 10:42.

- Cristo considera praticata verso lui stesso l’ospitalità offerta ai suoi - Matteo 10:40.

- L'ospitalità è un privilegio: vedi l’esperienza dei due di Emmaus - Luca 24:32.

Filippo, anziano ormai di anni e di esperienza, aveva una famiglia spiritualmente attiva; certamente il suo esempio aveva lasciato il segno. Il vecchio diacono aveva quattro figlie che profetizzavano, cioè nelle loro conversazioni con le altre persone annunziavano ciò che li Signore aveva loro rivelato. Infatti proprio questo è il significato del dono di profezia; è un dono dello Spirito Santo, mediante il quale si fanno partecipi gli altri di quanto li Signore ha rivelato a noi. E chi profetizza produce: Edificazione, esortazione, consolazione - I Corinzi 14:3.

La figura di Filippo quindi è piena di insegnamenti per noi, nelle diverse circostanze dalla nostra vita, perché la sua è una vita spesa bene al servizio del Signore. Perché questo possa avvenire occorre servirsi della guida dello Spirito Santo. Lo abbiamo ricevuto da Dio in dono al momento della nostra conversione, è la nostra potenza nascosta, perché non servirsene?

Filippo, durante tutta la sua vita, se ne servì e ciò fu in benedizione per la sua chiesa, per il suo prossimo, per i suoi inter­locutori  singoli,  per la sua famiglia.

 

Mario Valente