DENARO SPRECATO

Ci affatichiamo tanto a guadagnare e risparmiare, ma a volte non ci rendiamo conto di quanto denaro sprechiamo inutilmente.

I discepoli di Gesù spesso vivevano di offerte volontarie da parte di alcune persone che approvavano la loro causa. Ma in un’occasione ebbero da ridire sul modo di comportarsi di Gesù. Una donna lo aveva cosparso di un profumo molto costoso adoperandone tutta una bottiglia. Giuda (colui che in seguito lo tradì) espresse il suo pensiero: “Non si poteva vendere questo profumo e dare il ricavato ai poveri? È uno spreco!” (Vedi Giovanni 12:5).

Ma il Signore Gesù vedeva le cose diversamente e adoperò quell’episodio per insegnarci che qualsiasi cosa, grande o piccola che sia, fatta per Lui non è mai uno spreco. Egli guarda il cuore della persona e apprezza il gesto di un cuore pentito, come appunto nel caso dell’olio profumato versato sul Cristo.

Chi desidera fare qualcosa per Dio troverà sempre degli ostacoli e delle critiche da parte di coloro che pensano di potere fare meglio o diversamente. Assicuriamoci soltanto di avere l’approvazione di Dio.

Nel 1903, sette giorni prima che i fratelli Wright, i pionieri dell’aeronautica, realizzassero il primo volo d’un veicolo più pesante dell’aria, in un articolo apparso nel New York Times
si sosteneva che “il tempo e il denaro spesi in esperimenti aerei sono assolutamente sprecati”. Ma se non fosse stato per quello “spreco” certamente oggi non potremmo viaggiare da un capo all’altro del mondo in poche ore!

Giuseppe Cappalonga

SOGNI INFRANTI A S. VALENTINO

Nei giorni di S. Valentino gli innamorati sono pieni di attenzioni gli uni per gli altri. Quanti sogni dietro un regalo o una scatola di cioccolatini! La vita a due è fatta di sogni, aspirazioni, desideri. Spesso questi sogni non si realizzano e diventano incubi. Qualcuno ha detto: “L’amore è un sogno e il matrimonio è la sveglia!”.

Il sogno di un Israelita era quello di possedere una casetta circondata da un campo da coltivare, un fico sotto l’ombra del quale riposare, una vite che col suo frutto rallegrasse le sue serate d’inverno, un albero di ulivo per l’olio da usare per lenire le ferite, due caprette o pecorelle e qualche mucca nella stalla per il latte con il quale crescere i bambini e per la lana per un maglioncino...

Ma il profeta ebbe una visione di cose terribili a venire, quando “il fico non fiorirà, non ci sarà più frutto nelle vigne; il prodotto dell’ulivo verrà meno, i campi non daranno più cibo, le greggi verranno a mancare negli ovili, e non ci saranno più buoi nelle stalle...” Come andare avanti, perché vivere? Ma le parole del profeta proseguono:
“...MA IO mi rallegrerò nel SIGNORE, esulterò nel Dio della mia salvezza. Dio, il SIGNORE è la mia forza” (Abacuc 3:17-19).

Quando tutto va a rotoli, quando i sogni vengono infranti dalle “sveglie” della vita, c’è una Persona che può ancora riempirci di gioia, Colui che è la fonte della nostra salvezza in Cristo Gesù. Non nell’amore umano che spesso delude, non nelle circostanze che a volte ci attanagliano, ma NEL SIGNORE tu ed io possiamo rallegrarci. E con l’apostolo Paolo che fa eco al profeta con il suo scritto in Filippesi 4:4, ripetiamo anche noi:
“RALLEGRATEVI SEMPRE NEL SIGNORE. RIPETO: RALLEGRATEVI!... IL SIGNORE E’ VICINO. NON ANGUSTIATEVI DI NULLA, MA IN OGNI COSA FATE CONOSCERE LE VOSTRE RICHIESTE A DIO IN PREGHIERE E SUPPLICHE, ACCOMPAGNATE DA RINGRAZIAMENTI. E LA PACE DI DIO CHE SUPERA OGNI INTELLIGENZA, CUSTODIRA’ I VOSTRI CUORI E I VOSTRI PENSIERI IN CRISTO GESU’” (Filippesi 4:4-7).
Giuseppe Cappalonga

PER SERVIRLA!

 Ogni tanto ci piace mangiare fuori come famiglia in qualche ristorante o pizzeria; oltre a passare una serata diversa, immancabilmente mia moglie esclama: “Oh com’è bello trovare tutto pronto, sedersi a tavola ed essere serviti!”.

La parola “servire” viene da “essere servo o sottomesso a qualcuno” e non a tutti piace. Nella vita molti desiderano essere serviti piuttosto che servire, eppure il Signore Gesù adoperò proprio quelle parole per indicare la sua missione nel mondo, per innalzare la dignità di ogni uomo, anche il più povero o il più meschino, e per dare una grande lezione di umiltà e di vera grandezza. Ascolta le sue stesse parole:
“...chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore; e chiunque, tra di voi, vorrà essere primo sarà servo di tutti. Poiché anche il Figlio dell’uomo (cioè Gesù) non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti” (Vangelo di Marco 10.44-45).
Nella sua vita Gesù era spesso impegnato a servire gli altri, a volte con un gesto, un atteggiamento, una parola o un intervento miracoloso; da Maestro lo troviamo a lavare i piedi dei suoi discepoli, cosa riservati ai domestici; e nelle ore estreme della sofferenza alla croce lo vediamo occupato a pensare al futuro dei suoi amici o di sua madre. Una vita spesa interamente al servizio degli altri: per questo, ci dice l’apostolo Paolo, per il fatto di essere stato ubbidiente fino al costo supremo della morte in croce, Dio lo ha innalzato alla massima autorità in cielo, in terra e sottoterra, affinché al Suo nome ogni ginocchio si pieghi ed ogni lingua proclami che Egli è il RE!
Anche noi saremo chiamati a servire nella vita in un modo o nell’altro, a volte ci sentiremo umiliati, ma guardando a Gesù ed al suo esempio, possiamo essere orgogliosi del nostro servizio. Per avere un giusto atteggiamento verso gli altri, pensiamo al modo in cui il Signore Gesù ci ha serviti, soprattutto nel morire per i nostri peccati, come Egli ci serve giorno dopo giorno nel concederci salute, amicizie, lavoro, famiglia o quant’altro e adoperiamoci perchè anche altri possano conoscerLo, amarlo e servirLo. Qualcuno ha ben detto:
“Il miglior modo di usare la nostra vita è di metterla al servizio di ciò che durerà in eterno”. Solo il servire Dio con cuore grato e sincero, dà una profonda soddisfazione e gioia. Che ciò possa essere vero anche nella tua vita.

Giuseppe Cappalonga

SEGNI DI RICONOSCIMENTO

Dovevamo passare una settimana in una stanza d’albergo al quarto piano. Una sera rientrando tardi avevamo schiacciato il pulsante del terzo piano e, convinti di essere al nostro, siamo andati dritti alla stanza. Ma la chiave non andava, naturalmente! La volta dopo guardammo dei quadri appesi alla parete e, uscendo dall’ascensore, quei quadri ci rassicuravano che eravamo al piano giusto. Infatti i corridoi, la disposizione delle camere, la tappezzeria era tutto uguale da un piano all’altro.

Quante volte nella vita crediamo di trovarci in un posto per poi accorgerci di esserci sbagliati! E’ bene avere dei punti di riferimento precisi che confermano i nostri passi. Non so se tu ne hai, ma io vorrei suggerirtene tre:
1. L’esistenza di Dio creatore e sovrano dell’universo. Egli è il punto di partenza ed il punto di arrivo di tutto. Uno sguardo in alto sarà sufficiente per renderci conto che Egli ha in mano la situazione anche quando noi siamo smarriti.

2. L’amore di Cristo. Gesù ci ha dimostrato il suo immenso amore morendo per noi alla croce. “Senza di me non potete far nulla” (Giovanni 15:5). Cerca la Sua approvazione in ciò che fai, cerca la Sua guida e la Sua faccia in preghiera.

3. La Parola di Dio. “Cielo e terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Marco 13:31). La Bibbia è la Parola di Dio nella quale possiamo trovare una guida infallibile per le nostre scelte e per la nostra vita. E anche quando crederemo di esserci smarriti, possiamo afferrare con fede le Sue preziose promesse confidando nella sua grande fedeltà, sapendo che niente potrà “separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù nostro Signore” (Romani 8:39).

Dio, Gesù, la Bibbia: punti di riferimento che ci aiutano a proseguire il cammino della vita. Fanne tesoro e non sarai smarrito o confuso.

RICORDI

“Massima cura per i tuoi ricordi” diceva la pubblicità del fotografo dal quale avevo portato a sviluppare un rullino con le foto delle nostre vacanze. È bello avere dei bei ricordi non solo delle vacanze, ma di tutta una vita vissuta.

Nel tempo in cui non esistevano macchine fotografiche, tipografie, cineprese o registratori, i ricordi erano spesso legati a gesti speciali o a oggetti particolari. Per esempio, il vecchio Giuseppe (che era stato venduto dai fratelli) fece promettere ai suoi figli di tenere con cura la bara con le proprie ossa perché potessero ricordare la sua promessa che un giorno Dio doveva visitarli. Generazioni passarono l’una dopo l’altra, ma quella bara era un ricordo “vivente” delle ultime parole di Giuseppe e delle promesse di Dio.

Anche Gesù fu tradito e venduto da un suo amico. E mentre era a tavola per un ultimo pasto con i gli amici più fidati, fra i quali proprio lui, il traditore Giuda, egli fece dei gesti speciali, lasciò degli oggetti particolari che li avrebbero aiutato, in seguito, a ricordarsi di Lui, delle sue parole, della sua vita, dei suoi insegnamenti, delle sue promesse e di quanto doveva accadere da lì a poco cioè della sua morte e risurrezione.

Un pezzo di pane distribuito fra tutti, un calice di vino condiviso: gesti normali di ogni giorno, oggetti comuni in ogni casa, ma da quel momento in poi il tutto assume un altro significato. “Fate questo in mio ricordo” (Luca 22:19) dice Gesù.

Sono passati oltre duemila anni e i cristiani con un pezzo di pane e un sorso di vino continuano a ricordare quell’Uomo Gesù, Dio incarnato e vissuto per un certo tempo fra noi, le sue parole di perdono e di pace, i suoi consigli e ammonimenti, la sua morte sulla croce e la sua risurrezione vittoriosa, la sua vita e la sua potenza, le sue preziose promesse, poiché, come dirà l’apostolo Paolo, “ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga”.

Generazioni passano, ma la promessa di Gesù resta: “Io tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi” (Giovanni 14:3).

Non so i ricordi della TUA vita, ma posso assicurarti che i miei momenti più belli e preziosi sono quelli vissuti con Gesù. Perché nell’eternità la tua vita possa essere un bel ricordo, e non un rimpianto, affidati a Lui, ricordati di Lui che ti ha amato da morire.

Giuseppe Cappalonga