LA CHIESA ATTRAVERSO I SECOLI Parte 2

 

LA CHIESA ATTRAVERSO I SECOLI

 

             SECONDA PARTE: La Riforma e le chiese storiche

             1. Martin Lutero e la Riforma in Germania.

 

       Circa 500 anni fa, i prìncipi tedeschi del Sacro Romano Impero dovevano contemporaneamente obbedienza all’Imperatore e al Papa. Molti credevano allora che Dio stesso avesse stabilito una doppia podestà: l’Imperatore rappresentava Dio nei rapporti politici degli uomini, e il Papa amministrava la loro salvezza eterna. Tuttavia nella Chiesa il messaggio della grazia di Dio si era fortemente affievolito. Cristo veniva rappresentato come un giudice implacabile; l’ira di Dio incombeva sugli uomini; il fuoco dell’inferno con le sue terribili pene pendeva sul loro capo come una permanente minaccia. Superstizione e paura imperavano. Gli uomini si sentivano circondati da demoni e spiriti maligni. Solo la Chiesa prometteva salvezza, ma per concederla pretendeva obbedienza totale, comminava punizioni e elargiva indulgenze. In questo quadro maturano le vicende di un giovane studente di giurisprudenza di nome Martin Lutero.

      Negli anni dunque in cui i banditori del papa correvano per l'Europa a vendere le indulgenze per incrementare le entrate per la fabbrica di San Pietro, Martin Lutero, che in  preda ad una crisi spirituale aveva abbandonato gli studi ed era diventato monaco agostiniano, si mise a leggere attentamente la Bibbia (in latino) e vi "riscoprì" la dottrina della giustificazione per grazia mediante la fede (i passi più illuminanti per lui furono quelli dell'Epistola di Paolo ai Romani). E allora, in aperto dissenso con l’atteggiamento papale, Lutero affisse alla porta della Cattedrale di Wittemberg (in Sassonia) numerose dichiarazioni (note come le "95 tesi") con le quali contestava le procedure e il valore delle indulgenze. (Era il 1517, anno che in seguito venne assunto come data convenzionale d'inizio della Riforma). Le tesi erano redatte con molta misura ed erano tutt’altro che un appello a un rovesciamento della chiesa. Tuttavia esse trovarono vastissima diffusione e calorosa accoglienza, fino a costringere il papa di Roma, che era Leone X (figlio di Lorenzo il Magnifico), ad accusare Lutero di eresia.

     Ebbe così luogo un confronto col nunzio papale (nel 1518, alla Dieta di Augusta), durante il quale Lutero non solo non volle rinnegare le sue tesi, ma arrivò addirittura a mettere in dubbio il primato del papa e l’infallibilità dei concili. Con queste affermazioni però egli si poneva inevitabilmente fuori dai limiti della concezione cattolica, talché la curia romana, nel 1520, gli fece recapitare una bolla -  praticamente un ultimatum  -  con cui si esigeva da lui una ritrattazione completa entro sessanta giorni. Per tutta risposta, Lutero bruciò pubblicamente la bolla papale, e fu la rottura definitiva con la chiesa di Roma.

     Da allora ebbe inizio un processo a valanga, che avrebbe in pochi anni trasformato e sconvolto la cristianità dell'Europa del nord. In seguito poi, elementi politici si aggiunsero a quelli religiosi e dottrinali, e così, in nome o contro la Riforma Protestante, si costituirono fazioni e si combatterono guerre.

     Quanto a Lutero, va ricordato che egli nel 1522 tradusse per la prima volta la Bibbia dal latino in tedesco, perché i suoi connazionali la potessero leggere nella propria lingua (ormai in Europa il latino lo conoscevano solo i dotti). La lettura personale della Bibbia fu infatti uno dei capisaldi della Riforma (il cui motto divenne "Sola Grazia, Sola Fede, Sola Scrittura").

     Comunque, Lutero non si era posto come un innovatore, ma piuttosto come un restauratore. Egli considerava infatti sé e i suoi come appartenenti alla vera chiesa, e i cosiddetti "romani" come degli apostati, che avevano deviato dalla primitiva dottrina. Lutero intendeva la sua opera come una "riforma" nel senso che voleva ristabilire la "prima forma" del cristianesimo, secondo l'insegnamento dell’Evangelo. Fu per questo che Lutero e i suoi si chiamarono “evangelici". Quanto al termine “protestanti”, esso deriva dal verbo latino protestor che significa “testimoniare, dimostrare, dichiarare”. Quindi i Protestanti sono quelli che testimoniano (a favore della verità).

 

     E’ da ricordare la polemica sulla libertà tra Lutero ed Erasmo di Rotterdam, l’umanista che aveva per la prima volta proposto il testo greco unificato del Nuovo Testamento, in seguito chiamato “Textus Receptus”. Erasmo sosteneva (De Libero arbitrio, 1524)) che l’uomo ha una capacità, sia pur minima, di associarsi alla grazia divina per la propria salvezza. Lutero replicava invece (De servo arbitrio, 1525) che la volontà dell’uomo non è libera, in nessun grado, ma è schiava del peccato. La sola libertà è quella che la grazia divina crea nell’anima, ed è tutta opera di Dio. (La disputa sul valore della libertà dell’uomo ebbe in seguito una ripresa con l’olandese Arminio, verso la fine del 1500, in opposizione alla dottrina calvinista della predestinazione).

       Lutero aveva un carattere intransigente, che si manifestò duramente in occasione della rivolta dei contadini. Era successo che costoro, che vivevano in condizioni disumane (servi della gleba), eccitati dalle predicazioni di alcuni fanatici (fra cui Tommaso Münzer) passassero all’azione, mettendosi a saccheggiare castelli e conventi. Lutero perse la calma, e credendo di vedere compromessa la Riforma nei tumulti sociali, scrisse il violento libello “Contro le orde assassine e banditesche dei contadini”, incitando i nobili a ristabilire l’ordine con la spada. Così, come la polemica con Erasmo aveva allontanato da Lutero una parte della cultura umanistica, la guerra dei contadini gli alienò il popolo e orientò la Riforma nel senso delle chiese di stato.

        Su questa linea va intesa la presa di posizione dell’Imperatore e dei Prìncipi sulle questioni religiose. Ricordiamo brevemente l’intervento dell’imperatore Carlo V nel 1530 alla Dieta di Augusta, dove fu letta davanti a lui e ai prìncipi la “Confessione” (elenco di dottrine evangeliche) che era stata redatta da Melantone, collaboratore di Lutero. Carlo V la respinse, e così gli stati evangelici conclusero nel 1531 un’alleanza di guerra (Lega di Smalkalda). L’imperatore si dovette piegare a chiedere un armistizio, e i protestanti ottennero la tolleranza (1532), finché con la pace di Augusta (1555), gli fu garantito il riconoscimento giuridico. La pace in realtà concedeva soltanto ai prìncipi territoriali il diritto di decidersi per una delle due confessioni, la luterana e la cattolica (jus reformandi). Quanto ai sudditi, essi dovevano seguire la confessione religiosa del loro principe (cujus regio, eius religio). Allora infatti la libertà religiosa, nel senso moderno della parola, era sconosciuta e dominava solo una dura costrizione dogmatica ed ecclesiastica.

        Come vedremo nel paragrafo seguente, sorsero anche in Svizzera dei movimenti riformati, ma alcune divergenze dottrinali resero impossibile la formazione di un fronte unico della Riforma. E’ da ricordare la disputa tra Lutero e Zwingli sulla Cena del Signore, che si concluse nel 1529 con l’aperta rottura durante il Colloquio di Marburgo. La differenza insuperabile era nel fatto che Zwingli intendeva la presenza di Cristo in un senso simbolico, mentre Lutero, rinunciando a spiegarla, affermava la presenza reale del Signore negli elementi della Santa Cena. Mentre per Zwingli, nelle parole “Questo è il mio corpo” il verbo “è” equivaleva a “significa”, Lutero lo intendeva in senso letterale, e si considerava legato a questa interpretazione della fedeltà biblica.

         La liturgia luterana dimostrò in modo significativo la convivenza peculiare in Lutero di progresso e di conservazione. Egli non mise da parte la messa romana ma soltanto la modificò, eliminando alcune parti “non cristiane”, e vi aggiunse il sermone. Il servizio religioso luterano ebbe così due momenti culminanti, la predica e la Cena del Signore. Va considerato poi che Lutero introdusse il canto della comunità. Così, per opera di Lutero, si aprì per la poesia religiosa un periodo di grande fioritura; ed egli stesso scrisse un certo numero di canti di significativa forza poetica.

          Ricordiamo che fuori della Germania il luteranesimo ottenne il suo maggior successo in Scandinavia, dove sostituì completamente il cattolicesimo. Oggi la chiesa luterana svedese conta 7 milioni e mezzo di fedeli. La Federazione Luterana Mondiale (FLM) asserisce per altro di annoverare nel mondo circa 60 milioni di membri. (Notizia tratta da Nev5-2000).

 

          2.          La Riforma a Zurigo: Ulrico Zwingli

 

            A Zurigo sorse un secondo centro della Riforma per opera di Ulrico Zwingli, un intellettuale che, mediante un fervente studio del Nuovo Testamento iniziato nel 1513, si era appropriato delle verità evangeliche. Essendo egli nel frattempo diventato parroco, a seguito delle sue convinzioni, trovò nei riti cattolici molti elementi contrari alla Scrittura. Fu così che Zwingli passò ad un aperto attacco contro la chiesa di Roma, finché nel 1523 a Zurigo fu decisa la vittoria della Riforma.

            Ciò che aveva turbato profondamente Zwingli era la pratica del mercenariato, consistente nel fatto che i contadini e i montanari svizzeri, anziché svolgere un lavoro poco redditizio, trovavano più conveniente offrirsi come soldati mercenari al servizio dei potenti, che li ingaggiavano pagando buone retribuzioni. Ma la principale potenza che reclutava mercenari era -  guarda caso  -  proprio lo Stato Pontificio! (Ricordiamo che ancora oggi la scorta del papa in Vaticano è costituita dalle guardie svizzere, con tanto di alabarde e divise a strisce rosse e gialle). Il ragionamento di Zwingli era invece: Cristo non ci ha detto di andare ad uccidere, ma di rispettare la vita degli altri. Chi non si comporta così, non ha capito nulla del Vangelo, anche se si fa chiamare papa!

            Al centro della teologia di Zwingli sta la dottrina della elezione divina o predestinazione. Egli riconduce ogni cosa alla sovranità di Dio, che con la sua provvidenza governa il mondo.

            Oltre alla dottrina della predestinazione è importante in Zwingli la dottrina dei sacramenti. Il battesimo e la Cena del Signore non sono altro per lui che puri atti simbolici, i quali non danno ai credenti nulla che non sia già contenuto nell’annunzio della parola divina.

            Nonostante le differenze tra le diverse chiese nate dalla Riforma, il nocciolo della teologia protestante rimane sempre lo stesso: l’uomo è servo del peccato, dunque totalmente privo della giustizia di Dio. Perciò l’uomo, con le sue sole forze, non può intraprendere nulla che non sia fondamentalmente peccato.

            Di Zwingli va ricordato il forte impegno politico e sociale. Con lui sorsero le scuole e le società di assistenza ai poveri. Cessò lo sfruttamento dei contadini (servi della gleba). L’amministrazione pubblica venne intesa non più come una “mangiatoia” alla quale tutti potevano attingere, ma come un servizio-dovere nel quale il cristiano doveva sentirsi impegnato a favore degli altri.

 

            3.   La Riforma a Ginevra: Giovanni Calvino

 

            Un terzo centro della Riforma, accanto a Wittemberg e Zurigo, sorge in Ginevra con l’attività del francese Giovanni Calvino, che si era convertito a Parigi per il contatto con alcuni gruppi evangelici. Egli arriva a Ginevra nel 1536 e vi prende dimora stabile, spintovi dal riformatore ginevrino Guglielmo Farel. Ginevra era evangelica dal 1535 (come conferma il famoso graffito sulla parete della cucina del Castello di Issogne, in Valle d’Aosta: “Le 28 d’octobre 1535 la messe a reste de dire a Geneve” ).

            A Ginevra si sviluppa una comunità protestante di primaria importanza, caratterizzata da un grande rigore morale nella vita e negli affari. Le comunità cristiane vengono organizzate con pastori, dottori, anziani e diaconi.

            Della Riforma Calvino fu un “epigono”: era infatti di quasi una generazione più giovane di Lutero, e attinse perciò da Lutero, Melantone e Zwingli.

            L’idea dominante del suo sistema teologico è l’assoluta sovranità di Dio. L’ultimo scopo di ogni essere è l’illimitata autoglorificazione di Dio. In stretto rapporto con l’idea dell’autoglorificazione di Dio sta la dottrina della predestinazione, svolta con rigore di logica implacabile. Calvino è soprattutto da ricordare per le “Istituzioni della Religione Cristiana”  -  quattro libri che costituiscono la "Summa Theologica" della Riforma. Citiamo il suo criterio per riconoscere che la Bibbia è la Parola di Dio: nessuna prova umana può risolvere questa questione; la Bibbia stessa deve dimostrare la sua autenticità, e l’unica testimonianza valida è quella dello Spirito Santo in noi (testimonium Spiritus internum).

            Inoltre Calvino mise in evidenza il “lato umano” nelle Scritture (dottrina dell’adeguamento). Egli affermò infatti che il linguaggio della Bibbia è adattato all’uso comune, “perché lo Spirito Santo preferisce parlare come un fanciullo, piuttosto che in modo incomprensibile per le persone umili e non istruite”. Ciò significa che occorrerà scoprire quando il linguaggio della Bibbia si è adeguato al senso comune, ed evitare che alcune affermazioni siano prese in senso rigidamente letterale. Ciò ci eviterà, per esempio, di leggere la Bibbia come se si trattasse di un testo scientifico.

 

            Il centro del pensiero di Calvino si può riassumere così: io potrò conoscere Dio come creatore soltanto nella misura in cui riconosco me stesso come peccatore, un peccatore che ha bisogno di essere salvato. E questa salvezza può venire soltanto da Gesù Cristo morto sulla croce per me. Insomma, la salvezza dell’anima non è più un traguardo, una meta da tagliare alla fine della corsa, ma è invece la base, il fondamento, il dono gratuito che Dio ci fa e che costituisce l’inizio della nostra vita. Questa è una vera e propria rivoluzione, come quella di Copernico. L’intera vita del credente viene capovolta. Come per Copernico è al centro il sole, così Dio diventa il centro di ogni cosa, e l’uomo vive nella sua orbita ruotando intorno a Lui.

 

            Per dovere storico, dobbiamo riferire un episodio in cui Calvino dimostrò una durezza che oggi ci fa rabbrividire. Imperversava in quei tempi un oppositore, Michele Serveto, che sosteneva una dottrina antitrinitaria. Costui, scampato all’inquisizione cattolica (di cui parleremo in seguito), fuggì a Ginevra, e qui fu, a richiesta di Calvino, arrestato e condannato dal Consiglio al rogo (1533); e invano Calvino si adoperò in ultimo per una morte più mite. Quello che lascia più perplessi noi moderni è il fatto che, sebbene determinata dalla situazione politica, purtroppo la condanna di Serveto fu motivata come una condanna per eresia, e il supplizio del rogo fu approvato da tutte le chiese protestanti svizzere.

            Il calvinismo fu la forma del protestantesimo in cui l’opposizione alla chiesa cattolica raggiunse la più chiara ed acuta espressione. A Calvino stava specialmente a cuore il rafforzamento del protestantesimo in Francia, dove la monarchia perseguitava terribilmente gli eretici. La storia dei calvinisti francesi  -  noti col nome di Ugonotti  -  è piena di episodi sanguinosi. Per loro sventura essi, a causa dell’ammissione nelle loro file di alcune famiglie dell’alta nobiltà, si lasciarono irretire nelle lotte di partito francesi; così la tensione religiosa si unì a quella politica provocando stragi spaventose. E’ da ricordare soprattutto la Strage di San Bartolomeo, avvenuta il 24 agosto 1572, nella quale per ordine di Carlo IX e di Caterina de’ Medici furono sterminati in una notte a Parigi e dintorni circa 20.000 Ugonotti. Gli Ugonotti ottennero poi nel 1598 da Enrico IV tolleranza religiosa e diritti politici (Editto di Nantes). Tuttavia nel corso del XVII secolo la monarchia francese prese a limitare a poco a poco i diritti degli Ugonotti, fino ad annullarli del tutto nel 1685, con la revoca dell’Editto di Nantes ad opera di Luigi XIV (il re Sole). Da allora la Francia diventò di nuovo un paese puramente cattolico e più di mezzo milione di protestanti furono costretti a riparare all’estero, specialmente in Olanda e in Inghilterra. La chiesa ugonotta in Francia sopravvisse così soltanto alla macchia, tenuta insieme e guidata dall’attività estremamente rischiosa di alcuni eroici predicatori.

 

            (Ricordiamo che nel 1607 a Ginevra il calvinista Giovanni Diodati, ottimo conoscitore di greco e ebraico, tradusse la Bibbia in italiano dalle lingue originali, utilizzando per il Nuovo Testamento il Textus Receptus greco elaborato da Erasmo).

 

          4.          Gli Anabattisti.

 

            Infranto il rigore tirannico con cui la chiesa cattolica aveva soffocato ogni pensiero diverso da quello di Roma, con la Riforma emersero anche movimenti intrisi di impulsi mistici, dove si mescolavano verità ed errori. Citiamo fra tutti il movimento degli Anabattisti, così chiamati per l'ostinato rifiuto di battezzare i bambini (praticavano il battesimo degli adulti). Essi credevano di poter fare appello alla "luce interiore", sorta di rivelazione personale e diretta, che contrastava con la convinzione protestante della Sacra Scrittura come sola fonte di rivelazione. Così pervennero talvolta a manifestazioni anche stravaganti. Inoltre, il diritto dei credenti ad interpretare la Bibbia quale autorità suprema e da seguire alla lettera, portò a varie differenziazioni dottrinali. Comunque, come elemento comune degli Anabattisti, oltre a quello del “secondo battesimo”, possiamo citare la convinzione di una completa separazione tra chiesa e stato, e quindi il rifiuto delle Chiese di stato.

            Successe così che gli Anabattisti finirono per subire dure persecuzioni anche da parte protestante. Ricordiamo l’annegamento di Felix Manz nelle acque del fiume Limmat, a Zurigo, nel 1527 (consenziente Zwingli), e la strage di Münster, del 1535, quando innumerevoli Anabattisti furono arsi, squartati, affogati, impiccati, ecc. (pagina nera della Riforma). I superstiti furono costretti a riparare in Germania e in Olanda. Fu a questo punto che Menno Simons, un ex sacerdote cattolico convertitosi alla nuova fede, raccolse ciò che restava degli Anabattisti in comunità moderate (Mennoniti). Alcune propaggini di questo movimento diedero origine in seguito a comunità affini a quelle battiste, molto vive oggi negli Stati Uniti.

 

          5.          La Controriforma cattolica.

 

            La chiesa cattolica reagì alla Riforma protestante con la Controriforma. Dal 1545 al 1563 si svolge il "Concilio di Trento", in cui vengono respinte le dottrine riformate e si afferma che le fonti della rivelazione sono La Scrittura e la Tradizione della Chiesa. Viene confermata la validità del sacrificio della messa. La traduzione della Bibbia in latino (Vulgata di Girolamo) viene dichiarata versione ispirata e testo ufficiale della chiesa cattolica. Viene così emessa la norma che per poter leggere la Bibbia nelle lingue parlate dal popolo (ossia in italiano, tedesco, ecc.) occorre uno speciale permesso scritto del vescovo. Come è noto, uno dei risultati più straordinari della Riforma era stato quello di consentire a tutti i credenti di poter leggere la Bibbia nella propria lingua (libero esame). Così Lutero l’aveva tradotta in tedesco (1522), Tyndale in inglese (1524), Olivetano in Francese (1530) e Diodati in italiano (1607). Ma queste erano considerate traduzioni protestanti, e pertanto furono messe all’indice. (Il divieto di lettura nelle lingue “moderne” è stato abrogato, come è noto, solo dal Concilio Vaticano Il, nel 1965).

            Uno dei prodotti della Controriforma fu la "Compagnia di Gesù" (Gesuiti), col suo primo generale Ignazio di Loyola, col compito di stanare e di sopprimere gli eretici (Santa Inquisizione). Con la Controriforma inizia nei paesi rimasti cattolici un periodo di restaurazione, che influenza anche le arti e le scienze. Citiamo per la letteratura la "Gerusalemme liberata" di Torquato Tasso (morto nel 1595); Palestrina fu il classico della musica di chiesa; nel 1600 fu condannato al rogo Giordano Bruno; nel 1633 l'Inquisizione sottopose a processo Galileo Galilei, che aveva abbracciato il sistema copernicano, costringendolo all'abiura.

 

          6.          Sviluppi della Riforma in Inghilterra.

 

          Accanto alla chiesa luterana e alla chiesa riformata, la chiesa inglese di stato, ossia la Chiesa Anglicana, rappresenta un tipo a sé. Essa deriva dal distacco dalla chiesa di Roma di Enrico VIII, a seguito di un rifiuto di questa di approvare lo scioglimento del suo matrimonio con Caterina d'Aragona. Così, nel 1534, Enrico VIII si proclamò Capo della Chiesa Anglicana. La chiesa anglicana, col suo cerimoniale, con la sua costituzione episcopale e con l'affermazione della successione apostolica dei suoi vescovi è affine al cattolicesimo, ma rifiuta il papato, la messa romana e professa, in materia dottrinale, un calvinismo moderato.

            Si formarono ben presto dei "dissidenti", che vollero staccarsi dalla chiesa-stato, i quali finirono per coagularsi attorno a quattro gruppi di comunità: i Presbiteriani, i Congregazionalisti, i Quaccheri e i Battisti (di questi ultimi parleremo nel § 10).

 

          7.          Il Pietismo.

 

     Poco prima del 1700, il Pietismo fu la reazione nei paesi protestanti al cristianesimo puramente esteriore, consuetudinario. Esso promosse lo sviluppo di una religiosità vivente, interiorizzata, personale, in contrapposizione all'appartenenza passiva ad una chiesa ufficiale. La fede veniva esercitata mediante opere di carità, e un appartarsi quasi ascetico da tutte le manifestazioni mondane. Vennero formati raggruppamenti di "veri cristiani", veri "convertiti". Alcuni di questi gruppi si denominarono "Comunità dei Fratelli (Moravia, Sassonia). Ecco enumerati alcuni dei loro princìpi: Studiare più intensamente la Parola di Dio; praticare il "sacerdozio universale"; fare più che parlare; rinunciare alle risse teologiche e confessionali; un teologo cristiano deve essere prima un "convertito".

            E' tipico il fatto che il Pietismo si ridusse ben presto a piccoli gruppi e conventicole (separatismo). Comunque, i movimenti successivi del Risveglio del XIX secolo attinsero assai all'esperienza del Pietismo del XVIII secolo.

 

          8.          Il Movimento metodista ed il Revival inglese.

 

            Il 1700 fu anche il secolo dell'Illuminismo, che aveva proclamato il trionfo della ragione e aveva diffuso il dubbio. In Inghilterra la chiesa di stato all'epoca dell'Illuminismo era religiosamente rilassata. Negli strati superiori della società dominavano immoralità e miscredenza; negli strati inferiori, i lavoratori proletari delle crescenti città industriali erano spaventosamente abbrutiti e venivano frenati soltanto con una legislazione draconiana e con la forca. In questi ceti il Metodismo portò un movimento di risveglio di significativa forza, una nuova vita religiosa. I suoi fondatori furono due pastori anglicani di grandi doti oratorie, Giovanni Wesley e Giorgio Whitefield. Il vero e proprio movimento metodista cominciò nel 1739, quando Whitefield, avendogli il clero anglicano rifiutato il pulpito per le sue "prediche di risveglio", cominciò a predicare all'aria aperta. Giovanni Wesley seguì il suo esempio. La loro predicazione, popolare e impressionante, annunziava i semplici fatti dell'evangelo e spingeva con la massima energia alla conversione. Wesley si prodigò senza riserve fino alla sua morte, predicando circa 40.000 sermoni. "La mia parrocchia è il mondo", soleva dire. Il successo si manifestò soprattutto fra le moltitudini del Galles. Assemblee di migliaia di persone, all'aperto, si prolungarono talvolta per vari giorni consecutivi. La gente si accampava alla meglio consumando frugali pasti al sacco. L'esaltazione religiosa raggiunse in alcuni casi un livello impressionante: penitenti che piangevano e che gridavano ad alta voce la loro disperazione, altri che proclamavano con accenti di gioia la loro avvenuta conversione. Il Revival (= risveglio) metodista ebbe vaste ripercussioni. Verso la fine del XVIII secolo il rinvigorirsi della religiosità (addirittura anche nella chiesa di stato) produsse in Gran Bretagna grandi organizzazioni di cristianesimo pratico. I Battisti, i Congregazionalisti, gli Anglicani e altri crearono diverse Società Missionarie, dalle quali fu avviato lo sviluppo delle missioni tra i pagani nel XIX secolo. Nel 1804 fu fondata la Società Biblica Britannica e Forestiera la quale ha compiuto un mirabile lavoro e di cui sono ben note le benemerenze.

 

          9.          Cenni sulla storia dei Valdesi.

 

       L'origine dei Valdesi ("poveri di Lione") si colloca nel XII secolo. Era quello un periodo in cui fiorirono anche altri movimenti, come quello francescano, il cui intento era quello di "ubbidire piuttosto a Dio che agli uomini", intendendo alla lettera la predicazione di Cristo, ivi compresa la povertà.

     Mentre i francescani si riunirono poi in conventi e con tale organizzazione finirono per essere appoggiati dal papato, i Valdesi continuarono ad essere perseguitati. Cacciati dall'Europa del nord, si trasferirono in Piemonte, nelle valli alpine del Chisone, della Germanasca e del Pellice. Di lì continuarono a mandare "barba" o zii  -  l'equivalente dei moderni evangelisti o pastori  -  a due a due, e a mantenere i contatti con tutta l'Italia ed anche con le zone della Svizzera e della Germania. Nel XV secolo i Valdesi avevano fatto causa comune con i discepoli di Giovanni Huss, il quale aveva promosso in Boemia un grande movimento di rinnovamento biblico.

    Più tardi, nel 1536 (Sinodo di Chanforan), essi accettarono la Riforma secondo il modello svizzero, e i loro pastori andarono a formarsi a Ginevra all'Accademia di Calvino. I Valdesi divennero così un elemento di collegamento tra lo spirito dei moti pauperistici e la Riforma del secolo XVI. I Valdesi predicavano la giustificazione per fede, e pertanto, fuori dalle "aree protestanti", furono violentemente perseguitati. Avevano anche fondato colonie in Calabria, dove portarono la predicazione del Vangelo. Ma queste colonie furono distrutte e in Calabria oltre 2000 persone furono massacrate (1561). Ad un certo punto i Valdesi furono obbligati a non uscire più dalle "Valli". Nonostante questo, le persecuzioni continuarono (ricordiamo, nel 1655, le cosiddette "Pasque Piemontesi", come viene chiamato il terribile massacro avvenuto alla vigilia di Pasqua di quell'anno). (Nel 1999 è stata inaugurata a Torino una “Via Pasque Piemontesi”). Nel 1686, poi, i Valdesi vengono tremendamente perseguitati ad opera di Vittorio Amedeo Il di Savoia, istigato da Luigi XIV (quello che aveva revocato l’Editto di Nantes a favore degli Ugonotti). I sopravvissuti furono costretti all’esilio in Svizzera. Il 1689 è ricordato come l'anno del "Grande Rimpatrio", una marcia durissima attraverso la Savoia e il Moncenisio per rientrare nelle Valli. Nasce quello che verrà poi definito il "Ghetto Alpino", dove i Valdesi, a causa della loro fede, persero ogni diritto civile e furono "tollerati" purché se ne stessero tranquilli. La situazione cambiò il 17 febbraio del 1848, con le "Lettere Patenti" di Carlo Alberto, che restituirono alle popolazioni valdesi i diritti civili e politici, parificandoli a tutti i sudditi del Regno Sardo: diritto allo studio, all'esercizio delle professioni, all'acquisto di terre. Il ghetto è così definitivamente finito, la riconoscenza a Dio è immensa. Una delegazione sfila per le vie di Torino acclamata dalla folla che grida: "Viva i Valdesi, abbasso i gesuiti".

 

          10.        Le chiese Battiste.

 

      Alla fine del § 6 avevamo accennato alla nascita dei Battisti come una formazione "dissidente" rispetto alla chiesa di stato inglese (anglicana). Durante le persecuzioni del governo regio, il simbolo della resistenza battista fu John Bunyan, autore del celebre "Pellegrinaggio del Cristiano" (scritto in carcere, 1676).

       Il battismo mise solide radici in America, introdottovi dai primi emigrati. Negli Stati Uniti in particolare essi adottarono lo stile di predicazione metodista, conquistando al Vangelo vaste aree di masse proletarie. Nel secolo XIX essi divennero la seconda denominazione americana (oggi sono la prima).

       Per il XVIII secolo, in Gran Bretagna va ricordato il grande predicatore William Carey, ciabattino autodidatta, ex anglicano, autore del famoso slogan "Pray, Plan, Pay" (Prega, Pianifica, Paga). Di lui si ricorda anche il seguente motto: “Attenditi cose grandi da Dio; tenta cose grandi per Dio”. Fu lui che, con la sua visione missionaria, portò alla fondazione della Società Missionaria Battista. Convinto che il Signore lo chiamava ad evangelizzare i popoli lontani, studiò da solo numerose lingue e poi si recò in oriente alle dipendenze della Compagnia delle Indie. E giunto in India contribuì alla traduzione della Bibbia nella lingua locale.

          In campo dottrinale, i Battisti proclamavano uno stretto biblicismo, assoluta moralità, diffidenza verso il clericalismo. La chiesa doveva essere costituita solo da credenti "convertiti" e battezzati da adulti (rifiuto quindi del concetto di "popolo-chiesa", di matrice riformata); il "sacerdozio universale" era tenuto in grande considerazione.

            Tra i battisti più popolari del nostro secolo ricordiamo il pastore nero Martin Luther King, ucciso per la sua lotta per i diritti civili; anche il potente predicatore Billy Graham è un battista.

            Dal 1905 esiste un'Alleanza Mondiale Battista. Di matrice battista sono molte opere di approfondimento (Commentari, Manuali di Teologia) pubblicate da E.R.A., UCEB, GBU, Claudiana.

 

            11.    Conclusioni

 

            Forse da questa rapida e necessariamente incompleta carrellata sulla Riforma e le Chiese Storiche, siamo riusciti a constatare ancora una volta quanto sia vasta e articolata la Storia della Chiesa. I giganti di cui abbiamo parlato in dettaglio, Lutero, Zwingli, Calvino, Wesley, ecc., pur con i loro limiti e difetti, hanno lasciato la loro impronta in periodi assai più difficili dei nostri, e dovremmo sentirci verso di loro debitori e loro eredi. Potremmo estendere anche a loro il concetto espresso in Eb 12:1, dove è detto che siamo stati preceduti e circondati da una grande schiera di testimoni, che evidentemente lo Spirito Santo ha suscitato quando lo ha ritenuto opportuno. Che il Signore ci aiuti a sentirci inseriti nella sua grande Chiesa, e uniti nella comunione dei santi (quelli di ieri e anche quelli di oggi!).

                                                                                                  Davide Valente