SALMO 105:1 a 5

SALMO  105:1 a 5

 

Invito all’ubbidienza - La Parola di Dio è la nostra guida: essa ci dà istruzioni, consolazioni, insegnamenti. In ogni occasione della nostra vita un brano, una frase della Scrittura ci indica come deve essere il nostro comportamento.

Ma non è tutto. La Scrittura è ispirata da Dio, è stata scritta sotto la spinta e l’impulso dello Spirito Santo, e pertanto quando essa ci invita, o meglio, ci ordina di fare qualcosa, non possiamo fare altro che ubbidire. Non possiamo esimer­ci: tanto più se siamo dei credenti. E l’ubbidienza riguarda sia la  chiesa che i singoli credenti.

Ma quali sono gli inviti, o ordini, della Parola di  Dio? Sono tanti e pochi nello stesso tempo: il Signore Gesù li aveva sintetizzati nel grande comandamento: ama il Signore e ama il tuo prossimo.

Nei Salmi, ad esempio, noi troviamo tanti altri inviti, molti dei quali strettamente attinenti allo scopo per il quale siamo radu­nati quando adoriamo il Signore..

Leggiamo il Salmo 105:1 a 5. In questo canto il Salmista, o meglio lo Spirito Santo, ci rivolge alcuni inviti. Esaminiamoli:

Celebrate l’Eterno - Celebrare: cosa significa veramente? Significa dare importanza, esaltare. E' quindi una diversità di condizioni che è definita, perchè chi celebra dà importanza, dà risalto a chi è l’oggetto della sua celebrazione. Anche nel nostro linguaggio corrente usiamo dire: celebriamo un anniversario, celebriamo un matrimonio. Si dà quindi importan­za ad un ricordo, ad una persona, ad un avvenimento solenne della vita. L'oggetto della celebrazione è il centro della nostra attenzione, è al di sopra di noi, è nettamente più importante a noi.

Il Salmista ci invita a celebrare l’Eterno. Dio è infinitamente al di sopra di noi;  ecco la diversità di condizioni: la grandezza di Dio e la nostra umiliazione. Questa posizione, che è la nostra, è espressa dalla Scrittura come quella di chi “teme il Signore", che, come significato, esprime la profonda umiliazione di un figlio di Dio in contrapposizione con la grandezza dell'Eterno. Possiamo riconoscere e ricordare la grandezza dl Dio: la creazione, la sua giustizia, il suo amore, il suo piano di salvezza per la nostra redenzione, la sua Parola. Noi siamo dunque qui per celebrare, per esaltare l'Eterno e riconoscere il posto che gli è dovuto, umiliando noi stessi. Dev’essere un’offerta personale da non delegare ad altri.

Questo deve essere ancora il nostro atteggiamento durante la nostra vita quotidiana.

Invocate il suo nome -  L'invocazione è la preghiera. In questa espressione del nostro animo noi invochiamo il Suo nome. L'invocazione è a volte il grido di chiede soccorso, perché è nel bisogno, ma può anche essere una invocazione di amore e di riconoscenza per il vero adoratore.

Invocare il Suo nome: quale contrasto con l’uomo del mondo che usa in modo errato e blasfemo questo nome! Quando lo nomina a sproposito, quando lo offende con le sue imprecazioni!

Ma  l'invocazione è qualcosa di molto diverso, perché implica innanzi tutto un contatto, una comunicazione con Lui. Chi invoca conosce Colui al quale si rivolge; pone in Lui la sua fiducia, sa che da Lui può venire l’aiuto.

I credenti sono invitati a invocare il nome dell'Eterno, e ogni circostanza della nostra vita è un motivo, una occasione per invocare il Suo nome. I grandi uomini di Dio, dei quali ci parla la Parola, avevano questo segreto per i loro successi: rimettevano ogni loro azione nelle mani del Signore. Questa verità è confermata anche dal versetto "centrale" della Bibbia, quasi fosse la colonna portante della stessa, e cioè il Salmo 118:8 "E meglio rifugiarsi nell'Eterno, che confidare nell'uomo".

Fate conoscere le Sue gesta fra i popoli - Qui c'è un invito alla testimonianza. "Fate conoscere", è un ordine, obbediamo? Oppure cerchiamo di farne a meno, di non farci notare, di non parlare di Dio e del Suo amore? Ricordiamo le parole di Gesù: “Voi mi sarete testimoni …”

In 2 Corinzi 3:3 risulta che noi siamo la "'lettera di Cristo”. E' una lettera firmata, è un documento importante. Non sono parole dette, ma scritte. Noi spesso cerchiamo di nasconderla, o di cancellarla……ma siamo un documento, una testi­monianza. Una luce, per far conoscere l’amore di Dio “fra i popoli".

Cantate, salmeggiate, meditate su tutte le Sue meraviglie  - In queste parole c'è un accenno al canto, alla poesia, al pensiero. Queste sono tre espressioni che scaturiscono dal nostro interno. Noi oggi siamo abituati a dare poca importanza ai nostri sentimenti interiori. Il canto a volte è meccanico, è amorfo, è relegato a riempire dei tempi. Invece, come anche per la poesia, esso dovrebbe avere origine dal nostro intimo, dai nostro cuore riconoscente a Dio per quanto abbiamo ricevuto. Forse a volte manca la predisposizione e questo sentimento di espressione a Dio partente dal cuore resta in parte soffocato. Ricordiamo che musica e poesia sono sentimenti del cuore: questo ci insegna la Parola di Dio, come i Salmi ad esempio. Il Signore vuole ciò che risiede nel nostro intimo, e lo vuole in forma palese, come il canto e la poesia del testo che cantiamo.

Non solo, ma il Signore gradisce anche i nostri pensieri, la nostra meditazione. Meditare, sappiamo bene, fratelli, che cosa significa? Non è lettura della Parola (questa occorre naturalmente), ma è "pensare". Quindi indica una predisposi­zione a farlo, una mentalità disposta a questo, un sistema di vita che permette alla nostra mente di sgombrare il campo da tutti gli altri interessi umani e di dedicare tempi e spazi soltanto a Dio. E il nostro pensiero alle cose di Dio può agire in qualsiasi occasione; non dobbiamo dire "ora mi metto a meditare", non ha senso; è come se dicessimo "ora ci mettiamo a pensare". La nostra mente può meditare sempre, in qualsiasi momento della vita, in qualsiasi circostanza del giorno e della notte,  su quanto abbiamo scoperto nella Scrittura,  su quanto il Signore ci ha amati.

Gloriatevi nel santo Suo nome. Si rallegri il cuore di quelli che cercano l'Eterno -  I credenti hanno una speranza certa, che è molto diverso dal significato odierno della parola speranza. Oggi a questo vocabolo si dà un valore limitativo ed aleato- rio. Quando si dice che si spera qualcosa, non si è per niente sicuri che essa avvenga.

Per il cristiano la parola speranza è di significato completamente diverso,  perchè essa significa certezza di quanto deve ancora avvenire;  questa certezza è basata sulla fede e convalidata dalla Parola di Dio, l'unica verità.

In cosa sperano i veri cristiani? Nel ritorno di Cristo per rapire la Chiesa, nella casa celeste promessa, nella vita eterna nei cieli, nell'amore eterno di Dio. Quindi per questi motivi essi possono "gloriarsi", essere pertanto felici nell'attesa dell'esaudimento delle promesse. L'allegrezza dell'attesa è una anticipazione dell'allegrezza eterna nei cieli, ed essa può essere provata anche oggi, in meno alle prove, in mezzo al mondo lontano da Dio che ci circonda.

Non è un'allegrezza smodata come si usa nel mondo, ma è un'allegrezza serena e fiduciosa. Dobbiamo "gloriarci" come abbiamo letto, ma non per noi. Noi dovremmo vergognarci, se guardassimo a noi stessi! Ma la Parola dice che noi dobbiamo gloriarci nel santo Suo nome.

Paolo esortava i  Filippesi: "Rallegratevi, da capo dico: Rallegratevi!" Noi invece a volte ci angustiamo; a volte siamo alla ricerca di cose che turbano;  siamo alla ricerca dei difetti degli altri, invece di vederne i lati positivi..... E' un piacere mor­boso. Ma l’allegrezza cristiana è un'altra cosa: è perdonarci, è tollerarci, è lo stare insieme, è amarci...

"Quanto è buono e quanto è piacevole che fratelli dimorino insieme!"  Ce ne ricordiamo sempre?

Cercate l’Eterno e la sua forza. Cercate del continuo -  Cercare la “forza" del  Signore significa lasciare la libertà allo Spiri­to, che Dio ci ha dato, di agire con potenza nella nostra vita. Gesù lo aveva detto ai suoi prima di salire al cielo: Atti 1:8 "Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo scenderà su di voi....”

La ricerca dell’Eterno e della sua forza deve essere esplicata “del continuo". E quindi l’impegno principale del cristiano. Dovrebbe farci riflettere questa azione continua, perché noi siamo sempre impegnati in tante altre cose. Nella Parola invece c'è scritto "Pensate alle cose di sopra... "  Abbiamo forse altri impegni che ci sviano completamente?

"Del continuo" indica l’impegno del tempo libero, indica un atteggiamento che fosse è diverso dal nostro abituale. Indica una direzione da seguire sulla via della nostra santificazione.

Ricordatevi delle Sue meraviglie -  Sono le "meraviglie” che Egli ha compiute. E noi dobbiamo ricordarcene, quindi la ramemorazione, che è lo scopo del nostro radunarnento di adorazione.

Lo istituì Cristo (Matteo26:26-29 - 1 Corinzi cap. 11). E’  proprio il ricordo delle sue meraviglie quello che induce a parte­cipare alla sua Tavola; il ricordo del suo meraviglioso piano di salvezza per l’umanità, il suo meraviglioso amore, il mera­viglioso sacrificio del suo Figlio, la meravigliosa vittoria sul peccato e sulla morte.

Noi siamo qui per ricordare queste meraviglie. E’ un ricordo che svolgiamo insieme, come una famiglia attorno a un  tavo- lo nella sua pace e nella sua intimità.

Quale sublime esempio, semplice ma profondo di significati, il Signore Gesù ci ha indicato per ricordarlo insieme!

Noi stiamo quindi ricordando le sue meraviglie: sono cose che ci stupiscono e che vanno al di là della nostra immagina­zione.

Cosi è stato il suo amore per noi;  così grande che per noi è comprensibile solo in piccola parte.

Ricordiamo quindi insieme, come ci indica di fare quest’ultimo versetto che abbiamo considerato.

 

 

 

Mario Valente