CHE PAESAGGIO!

Da parecchi mesi hanno parcheggiato un’automobile sotto casa nostra. Ha una targa straniera e sembra rubata. Prima una ruota, poi l’altra, poi uno specchietto, poi un vetro e a poco a poco tutti i pezzi sono andati scomparendo. È ridotta ormai ad un vecchio rottame e dopo vari reclami nessuno sembra intenzionato a rimuoverla. All’inizio dava fastidio, ma ormai ci si è abituati e sembra far parte del paesaggio. Le passo accanto e non mi accorgo neanche dell’ingombrante e imbarazzante “monumento”.

Ci son cose che non vorremo fossero presenti nella nostra vita. Non sappiamo come ci arrivano, all’inizio danno fastidio, poi piano piano ci facciamo l’abitudine, ci arrendiamo e finiamo col dire che fanno parte di noi, del nostro carattere, della nostra personalità. Non c’è speranza di cambiare!

Ascolta le parole dell’apostolo Paolo: “Anche noi un tempo eravamo insensati, ribelli, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella cattiveria e nell’invidia, odiosi e odiandoci a vicenda” (Tito 3:3).

Questi aggettivi si attaccano a tutti noi fino a formare quasi una seconda pelle. Ma nota il verbo passato adoperato, eravamo! C’è speranza, la libertà è possibile. Forse chiedi: Ma come? Ma quando? Ecco la continuazione del pensiero:
“Ma quando la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore per gli uomini si sono manifestati, egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia...” (Tito 3:4-5).

L’amore e la misericordia di Dio intervengono dove noi non possiamo. In Cristo Gesù Dio ci ha portato il suo amore, il suo perdono e una nuova vita possibile grazie al Suo Spirito che dimora in noi. La Parola di Dio chiama questa esperienza “conversione” e comincia con un semplice atto di fiducia nel Signore Gesù, morto e risorto per i nostri peccati.

Io mi auguro che tu possa confidare in Lui con tutto il tuo cuore, cominciare a vedere un nuovo paesaggio intorno a te e, con il suo aiuto, eliminare quelle cose che danno fastidio e non dovrebbero essere presenti nella tua vita.

Giuseppe Cappalonga

OVERBOOKING

Una parola che sa di un sapore amaro. Vuol dire doppia prenotazione. Hai fatto tutto per assicurarti una buona vacanza, l’albergo era prenotato nei minimi dettagli ma all’arrivo non c’è posto. La tua stanza riservata è stata data ad altre persone. Una situazione spiacente, non solo per il cliente, ma anche per l’albergatore che a volte è costretto a strani giri per assicurarsi che le stanze non restino vuote. 

Non c’è posto! Sia che si tratti di una stanza di albergo, di un posto a sedere o di un posto di lavoro, questa frase suona così malinconica. “Non c’è posto nella locanda”, fu detto a Maria che stava per dare alla luce il Figlio di Dio; “non c’è posto per un pazzo” arrivarono a dire gli stessi familiari di Gesù; “non c’è posto nel tuo paese” dissero a Nazaret i suoi concittadini increduli; “non c’è posto in questo mondo” dicemmo tutti quanti allorché lo inchiodammo sulla croce; fu sepolto in una tomba, non sua ma presa in prestito poiché sapeva che non Gli sarebbe servita a lungo. Tre giorni dopo infatti ne venne fuori, pronto ad offrire la sua nuova vita a quanti Gli avrebbero fatto posto nella loro.
Anche oggi Dio cerca delle stanze, non d’albergo, ma dei cuori delle persone in cui dimorare e continuare ad amare questo mondo. Nella nostra vita spesso abbiamo di tutto, ma non c’è una stanza per Dio. Dio è il Padrone e vuole non solo una stanza, ma tutta la casa: ogni decisione, ogni affetto, ogni passo deve essere fatto alla luce della Sua Parola, perché solo così si eviteranno imbarazzanti momenti. Di certo il più imbarazzante di tutti sarà doverLo incontrare un giorno, riconoscerLo come Colui a cui abbiamo negato il diritto di ingresso nella nostra vita e sentire da Lui parole di condanna. Di solito si arriva a qualche accordo quando c’è un problema di overbooking, ma Dio non accetta scuse. Oggi, mentre tu leggi queste parole, Egli ti invita ad instaurare un rapporto di amicizia con Lui, perché c’è ancora posto nel Suo cuore per te. Non rifiutarlo e vedrai che dalla tua vita, Egli saprà costruire qualcosa di meraviglioso.

Giuseppe Cappalonga

LA PRIMA VOLTA

Era andato tutto splendidamente: la cerimonia, gli invitati, il ristorante, l’albergo! Gli sposi erano raggianti di gioia al pensiero della loro prima volta insieme, ignari, almeno in quell’occasione, dei problemi che sarebbero inevitabilmente arrivati prima o poi.

La festa è ormai ben avviata quando una faccia preoccupata si presenta allo sposo e dà la triste e vergognosa notizia: “il vino è finito!” Inutile stare a discutere sul come mai del problema, bisogna pensare alla soluzione, ma che fare, a chi rivolgersi?
Fra gli invitati sono presenti anche Gesù con i suoi familiari ed i suoi amici. Anch’essi sono preoccupati per la festa interrotta e Maria, la madre di Gesù, suggerisce di fare “tutto ciò che Egli dirà”. E l’ubbidienza all’ordine di Gesù, anche se apparentemente strano poichè si trattava di attingere acqua sporca facendola passare per vino, riporta l’allegria alla festa nuziale ed i complimenti degli ospiti per il “vino migliore”.
Questo episodio narrato dall’evangelista Giovanni al capitolo 2, ci riferisce anche che questa fu la prima volta in cui Gesù intervenne in modo miracoloso nel corso del suo insegnamento pubblico. Esso rappresentava il suo “manifesto”, proclamava apertamente il suo messaggio che è valido anche per noi oggi: la festa della vita prima o poi ci sorprenderà con la... fine: finisce la gioventù, finisce un’amicizia, finisce il denaro, finisce il lavoro, finisce la salute.... finisce la vita! Cosa fare, a chi rivolgersi? Gesù ci insegna e ci dà prova che la risposta ai nostri problemi sta nel “fare tutto ciò che Egli dirà”, nel lasciare agire Lui nella nostra vita e muoverci in ubbidienza a Lui ed alla Sua Parola. E tale atto ci riempirà di vera gioia, trasformerà il nostro dolore in danza, la nostra acqua sporca in vino delizioso!
Se non l’hai ancora assaggiato, sappi che il suo invito di venire a Lui e dissetarsi gratuitamente è sempre valido! Per la prima volta o per la millesima, apri la Sua parola e dissetati! Troverai perdono, pace, gioia, amore, speranza, significato sgorganti dalla fonte della fede nel sacrificio e nella Persona del Signore Gesù.

Giuseppe Cappalonga

SI PREGA DI NON DISTURBARE

Questo cartello viene appeso dietro una porta per evitare intrusioni indesiderate durante un incontro particolare, una discussione delicata, bisogno di riposo, un lavoro in cui si vuole restare indisturbati per un po'...

Che si voglia isolarsi dalle persone per un po' può essere comprensibile, ma è veramente tragico quando questo atteggiamento di rifiuto si rivolge verso Dio, verso Colui senza il cui aiuto non potremmo sussistere minimamente. Eppure sembra proprio che molti portino appeso questo cartello, pregando di non essere disturbati da Dio con le sue richieste o pretese.

“Senza di me non potete far nulla” disse Gesù (Giovanni 15:5) e l’apostolo Paolo continua affermando che “in lui viviamo, ci muoviamo, e siamo...” (Atti 17:28). Rifiutare Dio ed un rapporto con Lui attraverso il Signore Gesù, equivale quindi ad un lento suicidio.
Il fatto è che Dio non può essere escluso dalla nostra vita, poiché Egli è l’Onnisciente ed Onnipresente, cioè Colui che è presente ovunque e conosce ogni cosa. Egli sa che noi abbiamo bisogno di Lui ed è venuto a cercarci con grande amore e sofferenza, fino all’amore supremo nel dare la sua vita per i nostri peccati sulla croce. Ma quella non fu la fine, poiché lo stesso Gesù risorto dalla morte si presenta a coloro che vogliono seguirlo e continua a bussare alla porta della vita: “Ecco, io sto alla porto e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me”.
Questa è una meravigliosa promessa che può diventare una altrettanto meravigliosa realtà. Personalmente l’ho esperimentato nella mia vita; per quattro lunghi anni Gesù ha continuato pazientemente ed amorevolmente a bussare, ma alla fine ho aperto con gioia.
Che possa essere così anche per te!

Giuseppe Cappalonga

COME LO CHIAMEREMO?

Come lo chiameremo? - è la domanda su cui tante coppie passano ore a discutere. Anticamente il nome veniva scelto con un significato e motivo ben precisi e non secondo l’ultima stella del cinema o della canzonetta.

Giuseppe e Maria, i genitori di Gesù, non ebbero questo problema perchè Dio stesso se ne era occupato. “Tu gli porrai nome Gesù perchè è Lui che salverà il suo popolo dai loro peccati” (Vangelo di Matteo, 1.21). Gesù è una forma dell’ebraico Giosuè che vuol dire “Dio salva”.
Oggi più che mai il mondo ha bisogno di un salvatore. La salvezza principale dell’uomo è dal peccato: si dice che il bisogno principale dell’uomo sia l’educazione, o il lavoro, o la pace fra le nazioni, o ... la lista si allunga, ma tutto questo non soddisfa i nostri cuori che bramano la conoscenza di Dio.
E’ LUI l’uomo per eccellenza, Gesù;
E’ LUI il salvatore del mondo, predetto dai profeti, annunciato dagli angeli, visto e toccato dai discepoli, crocifisso e risorto il terzo giorno;
E’ LUI ancora capace di salvare appieno chiunque si avvicini a Dio per mezzo di Lui;
E’ LUI l’unico nome in cui vi è salvezza;
E’ LUI l’unico mediatore fra Dio e gli uomini;
E’ LUI il pane della vita e l’acqua che disseta;
E’ LUI la luce del mondo e chi lo segue non cammina nelle tenebre;
E’ LUI il Buon Pastore che dà la vita per le pecore;
E’ LUI la porta del Paradiso;
E’ LUI la vera vite, e solo se legati a Lui la nostra vita avrà un senso;
E’ LUI la fonte di ogni bene e benedizione;
E’ DI LUI che tu ed io abbiamo bisogno e SENZA DI LUI non possiamo far nulla:
E CON LUI, anche se illetterati, nullatenenti o in un mondo in tumulto, si ha l’essenziale, perché l’essenziale della vita è essere salvati dai propri peccati: questa è una questione di eterna importanza, tutto il resto è passeggero.

Giuseppe Cappalonga